domenica 5 ottobre 2014

#15: Commento alla dimostrazione che tutti i passi fatti in termini di sicurezza possono essere buttati al vento in modo assurdo, nonché Gran Premio del Giappone - Suzuka, 03-05 ottobre 2014

Per chi fosse interessato: QUALIFICHE | GARA


Solo ieri pensavo che quello appena trascorso dovesse essere un weekend carico di emozioni. Adesso mi rendo conto che forse è vero: anche ritrovarsi a piangere come una fontana nel rendersi conto che è appena accaduto qualcosa di terribile ma che la gente su twitter si affretta a volersi convincere che non sia successo niente è un’emozione.
Solo ieri pensavo che fosse alquanto stressante il fatto che il mercato piloti stesse prendendo il sopravvento su tutto il resto, rubando la scena al gran premio. Adesso mi rendo conto che non me ne importa un tubo di Kvyat sulla Redbull, di Vettel sulla Ferrari e di Alonso sulla McLaren, o in qualunque altro team. Vorrei che si parlasse ancora di null’altro che di mercato piloti.
Solo ieri pensavo che mi dispiaceva il passaggio di Vettel alla Ferrari, perché speravo che Bianchi ottenesse un volante migliore rispetto a quello della Marussia. Me lo immaginavo vestito di rosso, magari prossimo vincitore in Ferrari che, chissà, forse mi avrebbe avvicinata alla Rossa. Adesso a Jules non serve più una Ferrari; gli serve un miracolo.

Riavvolgiamo il nastro del tempo: è il 25 maggio e Bianchi realizza il mio sogno, quello di conquistare i primi punti per la Marussia, il team per cui ormai nell’ultimo paio d’anni il mio subconscio si è messo a tifare. È un ricordo memorabile per me, forse il migliore di questa stagione. Sì, è indubbiamente il momento migliore di questa stagione.
Poi arriviamo a stamattina: partenza dietro la safety car per il diluvio, bandiera rossa, nuova partenza dietro la safety car dopo venti minuti, tutti che rientrano ai box... e intanto noto che Jules è momentaneamente terzo. È una di quelle scene intriganti che non si vedono quasi mai e, come tale, mi fa sorridere. Questo quando manca un’ora e mezza, un’ora e tre quarti, alla tragedia.

Smette di piovere, tutto torna normale... e poi quando è da poco passata la metà della gara, ricomincia a piovere. La visibilità si abbassa, anche perché lì in Giappone di questo periodo verso le 17.30 il sole inizia a tramontare e sono già le 17.00 passate.
Ci sono piloti che si mettono a sbraitare via radio che le condizioni di visibilità sono pessime e che non si può continuare così. Nessuno li sta a sentire. In giro per i social network tra l’altro c’è anche qualcuno che li sfotte, sostenendo che se non hanno le palle di guidare con “due gocce di pioggia” (sì, perché il diluvio e la sera che scende su un circuito in cui si corre di giorno sono equivalenti a due gocce di pioggia) possono anche andarsene a casa. Peccato che chi sbraita via radio sappia di che cosa sta parlando molto meglio di chi sta stravaccato sul divano a guardarsi il gran premio.
Nessuno li ascolta, dicevo, e a 10 giri dalla fine - quelli che dovevano essere dieci giri dalla fine - mentre qualcuno aveva già montato le heavy rain, Sutil finisce in aquaplaning alla curva 7 e va a sbattere contro le barriere. È un deja-vu, non è la prima volta che Sutil finisce fuori quest’anno.
Diluvia e si sta facendo buio, ma si va avanti così, non entra nemmeno la safety car che all’inizio della gara era stata scomodata per diversi giri anche quando ormai aveva già smesso di piovere e i piloti sostenevano che era già ora di montare le intermedie. Arriva un trattore, pronto a portare via la vettura, e pare che sia tutto risolto.
E invece non è risolto un accidente di nulla, perché un giro più tardi Bianchi finisce in aquaplaning alla stessa curva di Sutil, ma invece di ritrovarsi addosso a un muro si ritrova infilato sotto al trattore. Chi di dovere, ovviamente, mette le mani avanti: lì c’era doppia bandiera gialla, avrebbe dovuto vederla. Sì, certo, e magari avrebbe anche dovuto rallentare per evitare di finire in aquaplaning. Capisco dove vogliono arrivare: Bianchi si è ritrovato lì per colpa sua. Il punto è che ha trovato un trattore ad attenderlo, che in pista non ci si vedeva più e che, lo ribadisco, Suzuka è un impianto in cui la Formula 1 deve correre di giorno e non al crepuscolo.
Non voglio fare polemiche: sono liberissimi di iniziare un gran premio alle 15.00. Se tutto fila liscio, finisce un’ora prima del crepuscolo. Se c’è un tifone in arrivo, il fatto che fili tutto liscio è tutt’altro che scontato, ma non fa niente, se si continua solo finché è possibile. Fino a metà gara è stato possibile. Dopo le cose hanno iniziato a cambiare. Fermare la gara subito dopo l’incidente di Sutil, sarebbe stato decisamente più auspicabile. Il risultato, peraltro, sarebbe stato immutato. L’unica differenza - una differenza abissale - è che Bianchi starebbe davanti a un microfono a commentare quanto sia eccitante arrivare 16° ma quanto sarebbe molto meglio mettere il culo su una Ferrari, anziché essere in ospedale in bilico tra la vita e la morte.

Si parla tanto dei progressi in termini di sicurezza e poi va a finire che i problemi sono proprio laddove non dovrebbero essercene.
In fondo non è più l’epoca in cui, quando un pilota si ritirava la vettura rimaneva ferma lì senza che nessuno si degnasse di spostarla... purtroppo, perché per Bianchi sarebbe stato molto meglio trovarsi davanti quella, piuttosto che un trattore.


#ForzaJules

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