martedì 1 agosto 2017

Il mio driver of the day

Nella storia della Formula 1 ci sono due momenti: quelli destinati a rimanere impressi nella mente di tutti, perché riguardano personaggi di spicco, e quelli destinati ad essere dimenticati in gran fretta, perché riguardano personaggi che, pur essendosi ritrovati ad occupare per breve tempo una posizione di spessore, sono finiti nel dimenticatoio non appena hanno perso il loro status.

Il gran premio di cui voglio parlare oggi si svolse esattamente diciotto anni fa. Non lo vidi, quel giorno. Qualche giorno prima era stato il compleanno di mia zia e c'era stato un pranzo tra parenti a casa sua, quella domenica. Non era ancora arrivata l'epoca in cui mi veniva l'intuizione di fare la domanda: "posso accendere la TV su Raiuno? C'è il gran premio". Era, ed è sempre stata, l'epoca in cui ai pranzi tra parenti si guardava la Formula 1 solo se non c'era niente di più interessante di cui parlare. Quel giorno, evidentemente, qualcosa di più importante c'era.
Ricordo di avere sentito parlare del risultato della gara, quel pomeriggio o quella sera. Se ne parlò con noncuranza, perché era avvenuto qualcosa di scontato e perché, a conti fatti, sul podio erano saliti soltanto piloti di cui a nessuno importava un fico secco. Se ne parlò con noncuranza perché alla fine l'eroe, molto tra virgolette, di quella giornata fu un pilota che nessuno detestava perché non era mai stato preso abbastanza sul serio. Fossero stati coinvolti altri piloti, sono certa che qualcuno avrebbe provato quantomeno un minimo di dispiacere.
Invece no. Ci sono piloti fatti per vincere titoli e piloti fatti per essere gente che nessuno prende sul serio. Se un pilota fatto per vincere titoli vince perché qualcuno gli spiana la strada, quel qualcuno che gli spiana la strada verrà messo su un piedistallo dagli hater del vincitore, che lo accuseranno dei peggiori crimini contro l'umanità. Nell'improbabile caso che a vincere a spese di qualcun altro sia un pilota fatto per non essere preso sul serio, è semplicemente uno che ha vinto grazie al sacrificio di uno che veniva preso ancora meno sul serio.

Tutto iniziò con Mika Hakkinen che partiva dalla pole e che conservava la posizione.
Accanto a lui partiva un tale destinato a non essere preso sul serio. Non si parlava mai dei suoi risultati. Era solo uno che aveva un nome che iniziava con molte H, che aveva una madre spagnola, un padre titolare di un'impresa di pompe funebri e che aveva avuto una love-story giovanile con Corinna Schumacher.
Le cose non andarono proprio bene per HHHHHHH: partito secondo, si ritrovò quarto, scavalcato dalle due vetture che gli partivano dietro. Al terzo posto risalì David Coulthard, che all'epoca era una poco collaborativa seconda guida in McLaren, che quando poteva lo metteva volentieri in quel posto al compagno di squadra, tanto che ci furono anche varie polemiche, quell'anno, tra di loro... e quando uno dei due soggetti coinvolti è Hakkinen, bisogna anche impegnarsi parecchio per riuscire a fare polemica.

Una delle due Ferrari, partita terza, era seconda. L'altra, partita quinta, era sesta, perché nel frattempo si era vista sfilare dalla Stewart di un giovane Rubens Barrichello, destinato purtroppo a cadere nel dimenticatoio dopo il pitstop.
I pit-stop, in realtà, furono determinanti. La Ferrari che era sesta riuscì a ritrovarsi terza: via Barrichello, via anche Coulthard, poi destinato ad essere penalizzato con uno stop and go per fatti di cui non sono al corrente avendo visto il gran premio, in questi ultimi giorni, con telecronaca russa, e non avere capito altro che i nomi dei piloti e termini tipo "stop and go" e "leader".
La Ferrari che al momento era terza era guidata da Eddie Irvine, seguito da Frentzen superato a sua volta tramite pit-stop.
Davanti c'era ancora Hakkinen, che doveva fermarsi ai box.
Ai box ci furono problemi. Ci fu una sosta lunga. Perse posizioni. Tornò in pista quarto, alle spalle della Jordan di Frentzen.

C'era una Ferrari in testa, approfittando anche delle disgrazie altrui, ma con al volante un pilota abbastanza insignificante da non essere preso di mira e da non essere accusato di vincere per cu*o e non per merito. Quel pilota era Mika Salo e, in realtà, non era nemmeno destinato a vincere.
Il suo scatto alla partenza, il suo essersi conquistato un posto nel mondo che avrebbe potuto essere concretizzato se solo avesse avuto dalla sua parte la fortuna che qualche vettura si fosse installata tra sé e il suo compagno di squadra, all'improvviso non era diventato altro che una piccola parte di una storia già scritta.
Intanto Hakkinen stava superando Frentzen, per poi perdere un pezzo dell'ala posteriore: finì per perdere il controllo della vettura e andare a schiantarsi violentemente contro le barriere; uno di quegli incidenti di cui erano destinati ad essere mostrati millemila replay, millemila inquadrature di team manager, meccanici e familiari ai box, millemila inquadrature del pilota che scendeva dalla macchina incidentata.
Prima di quell'incidente e di tutti i replay Salo era in testa. Dopo l'incidente e i replay davanti a tutti c'era Irvine e Salo non solo aveva perso la sua unica chance di tentare di vincere un gran premio, per giunta al volante di una Ferrari, ma addirittura l'aveva persa nell'anonimato più totale, senza che a nessuno importasse veramente qualcosa di lui.

Niente "let pass Eddie for the championship", niente "Eddie is faster than you", niente tifosi irritati che accusavano Irvine o la Ferrari di essere stati la sua rovina... niente di niente. Salo era uno che stava in Ferrari per riempire un buco, che doveva sloggiare il prima possibile e del cui futuro non importava a nessuno. Era il numero due di un numero due, uno che, se proprio c'erano degli hater indignati, era già perfetto di per sé per essere visto come una potenziale vittima del sistema, sempre ammesso che qualcuno si degnasse di prenderlo in considerazione, perché non dimentichiamoci che Eddie Irvine non aveva mai vinto un gran premio prima del 1999, quindi non era neanche visto come una seconda guida che dava un contributo effettivo, quando c'era da vincere qualcosa.

Rileggendo il paragrafo qui sopra mi rendo conto che c'è qualcosa che potrebbe sembrare stonato. Precisiamolo, non credo che Irvine o la Ferrari siano stati la rovina di Salo. Salo è stato semplicemente uno che si è ritrovato lì quasi per caso e che non ha potuto fare quello che avrebbe fatto se non ci fosse stata nessuna competizione per il titolo di mezzo o se invece di essere Formula 1 fosse stata una serie in cui i piloti se ne sbattono altamente i cosiddetti del fatto che i loro compagni di squadra siano in lotta per il campionato.
Il punto è che non credo nemmeno che la rovina di Irvine o della Ferrari sia fermarsi un attimo a ripensare a Hockenheim 1999. Non posso e non voglio sentirmi colpevole di chissà quale crimine contro la political correctness del tifoso, se ogni tanto mi chiedo che cosa sarebbe successo quel giorno se Mika Salo avesse tirato dritto. Dato che alla fine Irvine non ha vinto il mondiale, quindi quell'inversione di posizioni non avrebbe cambiato la classifica piloti, forse ci avrebbero guadagnato tutti: Irvine non avrebbe fatto la figura di uno che vinceva su gentile concessione altrui, Salo si sarebbe portato a casa una vittoria su una Ferrari e, siccome sarebbe stato verosimilmente silurato, Badoer avrebbe potuto avere una chance per mettersi in mostra.
Infine, se sollevassi qualche perplessità su Zeltweg 2002 o Hockenheim 2010, la cosa non verrebbe neanche tanto malvista. Per il Barrichello o il Massa di turno è consentito commuoversi. Perché per Salo no? Dopotutto sia Barrichello sia Massa hanno avuto dodici occasioni e se ne sono portate a casa undici, una buona media. Salo in quella posizione c'è stato una volta, quindi, nella mia personalissima classifica dei diseredati per cui è doveroso provare almeno un po' di considerazione, occuperà sempre il primo posto.

Tra parentesi, Mika Salo vanta anche un curioso primato: è stato probabilmente il primo uomo adulto che ho trovato attraente quando ero bambina. All'epoca portavo occhiali spessi come fondi di bottiglia, ma a quanto pare non erano spessi abbastanza!


EDIT. E' ufficiale, sto ancora vomitando arcobaleni:

Nessun commento:

Posta un commento

Grazie per essere arrivato/a fino in fondo. Se vuoi, fammi cosa ne pensi con un commento. :-) Puoi farlo anche in maniera anonima.

Se sei capitato/a qui per caso ti invito a visitare il mio blog, in particolare le etichette "Commenti ai GP" e "F1 vintage".

Se invece mi leggi abitualmente e sei arrivato/a qui di proposito, ti ringrazio per l'apprezzamento e spero continuerai a leggermi.

Buon proseguimento di giornata (o a seconda dell'orario, di serata, o buona notte). <3

Milly Sunshine