sabato 12 agosto 2017

Scottish Airlines

Ci sono giorni che sembrano nascere allo scopo di rievocare gloriosi momenti del motorsport.
La mia concezione i "gloriosi momenti del motorsport" si discosta verosimilmente dalla media, ma le scene iconiche sono scene iconiche, anche se sono un po' diverse da quelle che di solito vengono inserite nelle liste delle scene iconiche.
Ironia della sorte, il glorioso momento del motorsport che necessita di essere rievocato oggi, non riguarda nemmeno un pilota pittoresco secondo i miei standard.
Per piloti pittoreschi intendo quelli che a volte definisco anche come piloti epici, per intenderci, quelli che in genere non hanno mai cavato un ragno dal buco.
Protagonista del momento iconico che andremo a rievocare era nientemeno che un tre volte vincitore della Indy 500... o meglio, un futuro tre volte vincitore della Indy 500, dato che sarebbe stato necessario ancora qualche anno prima che arrivasse a quel livello.

L'11 agosto 2007, esattamente dieci anni fa, stava andando in scena al Kentucky Speedway uno degli ultimi appuntamenti del campionato di Indycar.
Anzi, no, l'appuntamento del Kentucky Speedway in realtà era già terminato, la bandiera a scacchi era già stata esposta in onore di Tony Kanaan e il giro d'onore era in corso. AJ Foyt IV (sì, si chiama così, qualche problema?) aveva ottenuto il suo unico podio in Indycar, tra parentesi, ma questo è poco rilevante.
Di solito un giro d'onore è abbastanza calmo, a meno che qualcuno non decida di prendere a sportellate qualcun altro, magari colpevole di averlo speronato in un altro momento della gara.
Non era questo il caso, eppure ne vedemmo delle belle.

Ne avevamo già viste delle belle appena sei giorni prima al Michigan International Speedway: la domenica precedente c'era stato un altro iconico incidente, protagonisti del quale erano stati Dario Franchitti e Dan Wheldon. Lo scozzese dalle folte basette era decollato...
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...e quel sabato, a distanza di appena sei giorni, era decollato di nuovo!
Trampolino di lancio era stato il giapponese Kozuke Matsuura, quello che i telecronisti americani chiamavano "Kozki", anche se non ho la più pallida idea di quanto effettivamente la pronuncia corretta possa essere "Kozki". Quella "U" dove l'hanno messa? L'hanno persa per strada?

Tornando a Franchitti, la sua carriera di cappottatore seriale era iniziata molto tempo prima. Voci di corridoio narrano che il suo primo volo risalga all'epoca in cui correva nel DTM.
Doveva essere il lontano 1996 e, a undici anni di distanza, stava indubbiamente dando il meglio di sé.
La sua spiegazione fu che non si era accorto che quello appena terminato era l'ultimo giro e, di conseguenza, non aveva la più pallida idea del fatto che Matsuura gli avrebbe rallentato davanti.
I due cappottamenti a distanza di meno di una settimana l'uno dall'altro furono una ragione sufficiente per essere preso per i fondelli dall'intero mondo della Indycar piuttosto a lungo.

Dopo una parentesi in NASCAR, Franchitti ebbe una carriera in Indycar destinata ad essere piuttosto lunga e carica di successi. Oltre a vari titoli, vinse tre edizioni della Indy 500, come già detto, l'ultima delle quali nel 2012.
La sua carriera era destinata a terminare verso la fine del 2013, a 39 anni, per ironia della sorte proprio in seguito a un ultimo cappottamento, in cui il trampolino di decollo era, curiosamente, un altro giapponese, Takuma Sato, criticato dai suoi hater perché, a loro dire, colpevole di un incidente in cui in realtà Sato non aveva nessuna colpa.
Al giorno d'oggi Dario Franchitti fa ancora parte, anche se non più come pilota, del mondo della Indycar. Durante la Indy 500 successiva al suo ritiro dalle competizioni, dovuto al trauma cranico riportato dopo il volo del 2013, l'abbiamo ritrovato al volante della safety-car.
Inoltre fa il telecronista per la Formula E...
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...e dato che, come si suol dire, il bue ha l'abitudine di dare del cornuto all'asino, durante una telecronaca dell'anno scorso si mise a prendere per i fondelli Heidfeld per il suo volo nel primo eprix della storia!

Per tanti lunghi anni Darione Nostro fu il marito dell'attrice americana Ashley Judds, ma si separarono nel tardo 2012 o all'inizio del 2013.
In seguito pare essersi risposato con una certa Eleanor(?) che, stalkerando i profili social di Pippa Mann, ho scoperto essere un'amica o una collaboratrice di quest'ultima. Eleanor ama tenere in testa il sacchetto di carta, diversamente da Ashley che era esibizionista più o meno quanto Jessica Michibata, con la sola differenza che almeno Jessica Michibata non rilasciava dichiarazioni sul motorsport. Anche Sophia, la figlia di Dario e della sua nuova moglie, è stata lungamente tenuta nascosta dal sacchetto di carta, ma negli ultimi mesi qualche sua fotografia è apparsa sul profilo insta del padre, sciogliendo ogni dubbio sulla sua esistenza.
Aggiungerei in stile Mazzoni che Dario ha origini laziali/campane, che è il cugino di Paul Di Resta. Anche in fratello di Dario, Marino, è un pilota e, diversamente dal fratello capellone, è calvo.

Concluderei aggiungendo una cosa. Nei miei post più vecchi di questo blog potrebbe capitare di leggere qualche allusione poco piacevole nei confronti di Franchitti.
Quindi gradirei segnalare che, in effetti, quando ho iniziato a seguire la Indycar non è che mi stesse particolarmente simpatico, specie considerando che le prime gare che ho iniziato a seguire in diretta erano quelle dell'epoca in cui Franchitti aveva vinto una Indy 500 dopo che il Grande Samurai era andato per muretti all'ultimo giro.
Vedevo Franchitti un po' come il prezzemolo, era ovunque e, per ovunque, intendo nelle posizioni che contavano.
Il suo incidente del 2013 l'ho visto in diretta.
Ho seguito in diretta i momenti successivi, senza sapere se fosse ancora vivo o no e in che condizioni fosse.
Sono stata molto felice di scoprire, di lì a qualche settimana, che stava bene abbastanza per fare una vita normale ma non abbastanza per continuare a gareggiare.
Come telecronista/opinionista mi è sempre piaciuto. La battuta su Heidfeld di quella volta mi ha fatta piegare in due dalle risate.
Più avanti ho guardato un sacco di gare della vecchia Formula Cart o di Indycar e mi sono fatta un'idea migliore di lui, anche dei suoi anni in cui gareggiava. Probabilmente se avessi guardato la Indycar prima del 2012 avrebbe anche potuto starmi simpatico.
Al giorno d'oggi lo considero indubbiamente un personaggio di spicco del mondo del motorsport. Una cosa, però, alla fine la vorrei specificare: lui avrà anche iniziato a starmi simpatico, ma Ashley no! ;-)

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