mercoledì 18 ottobre 2017

La polemica tra Carmen Jordà e il resto del motorsport femminile continua!

Sono ormai passati i tempi in cui Christina Nielsen affermava che la ragione per cui Carmen Jordà è il malehhhh assolutohhhh del motorsport è che sia considerata la donna pilota più rilevante d'Europa e che tutti considerino la Jordà come una rappresentante del motorsport al femminile.
Io avevo concordato con la Nielsen a proposito di quanto affermava sulle performance della Jordà, ma avevo dissentito sul fatto che, se qualcuno percepisce la Jordà come la donna pilota più importante d'Europa, la colpa fosse della Jordà piuttosto che dell'ignoranza del tifoso medio, dato che l'importanza della Jordà pare essere riconosciuta, a livello di rilevanza, prevalentemente dal tifoso medio. Non ricordo molti addetti ai lavori che abbiano preso Carmen Jordà sul serio, anzi, mi pare che in genere sia capitato l'opposto.
Carmen Jordà, però, pare essere una catalizzatrice di attenzione e pare che le basti parlare per farlo. Purtroppo pare che il suo obiettivo attuale sia quello di parlare a sproposito.
Circa una settimana fa, infatti, avrebbe dichiarato che non bisogna paragonare le donne pilota agli uomini, perché non potranno mai competere alla pari.
La cosa è stata apprezzata dalle sue presunte colleghe, dove per presunte intendo il fatto che le altre gareggiano mentre la Jordà non è ben chiaro se sia ancora in attività o meno? Assolutamente no... e a ragione.
Il problema di fondo che sembra sfuggire a molti - quasi a tutti tranne che alle donne pilota in questione - è che cosa significhi competere alla pari con gli uomini.
C'è anche chi - parlo dell'uomo della strada, non dell'addetto ai lavori - che ha dato ragione alla Jordà, adducendo ragioni che, A PRIMO IMPATTO, potrebbero anche avere un senso. Il nonsense sta in quello che viene definito competere alla pari con gli uomini.
Che finora, nella maggior parte delle competizioni automobilistiche, le donne che hanno dimostrato di avere qualcosa in più della media generale dei piloti sono poche...

Ora, ha senso affermare che le donne non possono competere alla pari con gli uomini adducendo a motivazioni del tipo "la Patrick ha vinto una sola gara, mentre Dixon ha vinto quattro campionati"? Ne dubito, a meno che non si intenda affermare che, nel contesto in questione, Indycar in questo caso, solo Dixon, Franchitti e Montoya siano uomini. Anche Hildebrand, Servia, Bernoldi e Moraes sono uomini. Anche Gutierrez e Gonzalez sono uomini.
In NASCAR Danica è meno performante che nelle open wheel? Assolutamente sì. Il punto è che anche Allmendinger è meno performante in NASCAR che nelle open-wheel e Allmendinger p un uomo.
Il caso di Danica Patrick l'ho scelto perché è stato abbastanza lampante. In Indycar ha ottenuto numerose top-ten, vari piazzamenti sul podio di cui uno alla Indy 500 e una vittoria, classificandosi quinta in classifica generale nella sua stagione migliore, e oltretutto è stata rookie of the year alla Indy 500 del 2005. Si può affermare che non fosse in grado di competere alla pari con gli uomini? Ne dubito fortemente, a meno che, come ho già anticipato, non si possa affermare che tutti i piloti di Indycar che non hanno vinto titoli o che non hanno ottenuto molteplici vittorie non siano uomini.

Questo è un esempio. Ce ne potrebbero essere tanti altri. Bia Figueiredo e Pippa Mann in Indylights hanno ottenuto delle vittorie e, nel caso della Figueiredo, ne aveva già ottenute nella Formula 3 sudamericana.
Milka Duno, barzelletta vivente della Indycar, ha ottenuto almeno qualche piazzamento (oltre che una pole position!) nell'ARCA e con estrema sorpresa devo affermare che ha ottenuto una seconda posizione alla 24 Ore di Daytona, detenendo il miglior risultato ottenuto da una donna in quella competizione.
Tatiana Calderon sembra non essere nulla di più che di medio livello, ma il suo livello è paragonabile a quello di tanti altri ragazzi che gareggiano nella sua stessa serie...
...e questo discorso potrebbe durare all'infinito, fino ad affermare che, relativamente al contesto in cui hanno gareggiato, la maggior parte delle donne pilota hanno ottenuto almeno qualche piazzamento e, se non li ottenevano in serie di maggiore pregio, quantomeno hanno dato segno di essere più performanti in serie di minore livello. Lo ribadisco, Milka Duno nell'ARCA ha ottenuto delle top-ten in gare in cui ci sono una quarantina di vetture al via.
Carmen Jordà pare essere l'eccezione che conferma la regola, anzi, se consideriamo che ha gareggiato in GP3 per anni, credo che il fatto che non sia riuscita a ottenere risultati di livello accettabile nemmeno gareggiando in campionati amatoriali renda le sue performance quantomeno imbarazzanti, anche di più del fatto di essere arrivata sempre stabilmente tra gli ultimi in GP3.

Era ovvio fin dal primo momento che dichiarazioni di quel calibro avrebbero fatto discutere e la reazione delle presunte colleghe di Carmen Jordà non ha tardato a farsi sentire.
Sophia Flörsch ha twittato la notizia con la didascalia "I don't think so". Anche Beitske Visser(?) ha fatto commenti in proposito ed è molto probabile che ce ne siano state anche delle altre.
Al di là dei numeri che parlano da sé e del fatto che la posizione in classifica di Sophia, in Formula 4, pur non classificandola come capace di competere ad armi pari contro i migliori, dice che, senza ombra di dubbio, il suo genere biologico e la sua identità femminile non la rendono automaticamente l'ultima della classe.
Tutto ciò mi lascia solo un grande dubbio esistenziale. Le lamentele della Nielsen riguardavano il fatto che la Jordà fosse troppo importante. Il mio dubbio esistenziale è: non sarà che la Jordà è troppo importante perché le viene data troppa importanza? Mi sembra un po' avventato affermare che, a causa di questa dichiarazione della Jordà, tutta la categoria delle donne pilota ci rimetta: se qualunque persona dotata di un minimo di senso critico può comprendere che Carmen ha affermato qualcosa che non sta né in cielo né in terra dati concreti alla mano, non credo che il suo giustificare i propri risultati scadenti con il fatto di possedere un utero possa in qualche modo condizionare la carriera delle altre ragazze. Se così fosse sarebbe grave, ma non per quello che Carmen Jordà ha detto.

La reazione là dove l'ignoranza regna (i social network, per intenderci), ancora una volta non si è risparmiata.
Ci sono i fanboy spagnoli, per cui Carmen Jordà è una gnocca, quindi ha sicuramente ragione.
Ci sono le fangirl spagnole, per cui la Jordà è un idolo e, siccome è donna, è vietato non essere d'accordo con il suo parere.
Poi ci sono anche le persone per cui quello che ha detto non sta né in cielo né in terra. La minoranza di costoro hanno fatto due più due e hanno tirato fuori argomentazioni sensate.
Poi c'è stato anche chi se ne è venuto fuori con affermazioni del tipo: la Jordà è una persona orribilehhhh perché sul proprio profilo Instagram pubblica foto in costume da bagno, quindi in nome del femminismohhhh da social media dobbiamo parlare anche di cose che non c'entrano niente, come la sua presunta vita sessuale, il fatto che è una zoccolonahhhh di merdahhhh, che bisognerebbe bruciarla sul rogo con l'accusa di stregoneria e che a causa sua le eroinehhhh badass non hanno ancora dominato il mondo.
Ciliegina sulla torta, dato che ne ricorreva l'anniversario di morte, qualcuno ha osservato in maniera del tutto decontestualizzata che ciò che la Jordà avev affermato era un insulto nei confronti di Maria De Villota.
In generale, ad ogni modo, non ho visto molto interesse per l'anniversario di morte della De Villota da parte di certe persone, quindi inizio a pensare di avere assistito a un caso molto simile a quello in cui gente a cui non importava un emerito cavolo della morte di Wilson utilizzò la storia del cappellino di Hamilton per insultare quest'ultimo...

Quest'altro episodio della saga della Jordà mi ha fatto trarre un'unica conclusione: i sono molte situazioni in cui potremmo ribattere a un'affermazione campata in aria con argomentazioni sensate; ciò nonostante la tentazione di utilizzare argomentazioni campate in aria tanto quanto l'affermazione da contestare.

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