domenica 22 ottobre 2017

Racing Forever

Credo che quello che ho scritto come didascalia al mio post pubblicato ieri su Instagram sia già di per sé significativo.
Il 21 Ottobre di dieci anni fa, al Gran Premio del Brasile, Lewis Hamilton, Fernando Alonso e Kimi Raikkonen arrivarono tutti e tre in lotta per il mondiale. Quando nell'ambito del mio revival della stagione 2007 e dei "nuovi" commenti che sto pubblicando arriverò a quel gran premio approfondirò molto di più l'argomento, ma per il momento qualcosa vorrei dirlo.
Non ero una tifosa di Raikkonen.
Non ero nemmeno una tifosa di Alonso e Hamilton, in realtà, ma se il mondiale l'avesse vinto uno di questi due Raikkonen avrebbe potuto anche non vincere la gara e la realtà dei fatti è che io speravo che quella gara la vincesse qualcun altro.
Tra Alonso e Hamilton avrei preferito Alonso, ma più che altro per un motivo: io detestavo la McLaren, all'epoca, Hamilton era il pupillo della McLaren, mentre Alonso se avesse vinto il mondiale avrebbe portato il numero 1 da un'altra parte, oppure da nessuna parte perché era proprio il periodo in cui affermava che, se avesse vinto un terzo mondiale, avrebbe preso in considerazione l'idea di ritirarsi.
Quando vinse Raikkonen, tutto sommato, non mi dispiacque affatto. La mia migliore amica lo tifava. Passammo giorni a parlare di Formula 1. Anzi, passammo anni a parlare di Formula 1. A volte ne parliamo tuttora, anche se penso che sia da un bel po' che lei non ha guardato un gran premio.

Se ieri era un anniversario di un certo livello, anche oggi, 22 Ottobre, è un anniversario di un certo livello. Dobbiamo spingerci più indietro, a undici anni fa, per ricordarci di quando terminò l'era di Schumacher in Ferrari / Raikkonen in McLaren / Alonso in Renault, terzetto che comprendeva gli unici tre piloti visti come rilevanti a quell'epoca.
Alonso vinse il titolo, il suo secondo titolo, il suo ultimo titolo alla data odierna e ancora per un bel po' (senza offesa, per i suoi tifosi: se dovesse vincerne un terzo, non avrebbe alcuna possibilità di vincerlo prima dell'autunno 2018, quindi un anno è un bel po' di tempo, a mio parere), ma ho l'impressione che di quel gran premio mi sia rimasto impresso fino ai giorni nostri qualcos'altro, rispetto al mondiale di Alonso, che peraltro era già stato festeggiato con tanti proclami già da due settimane, quando ad Alonso bastava fare un punto anche in caso di vittoria di MSC a Interlagos per diventare campione del mondo.
Al giorno d'oggi troverei molto creepy una cosa del genere. Se fossi un pilota o un team e ci fosse anche una remota possibilità di perdere un titolo che appare vinto al 99%, mi guarderei bene dal comportarmi come se l'avessi già vinto. Se quell'1% di probabilità restante dovesse concretizzarsi, preferirei di gran lunga perdere un titolo con dignità e magari andare ad affermare che i miei avversari erano fortissimi e che me lo sentivo che sarebbe andata a finire così, piuttosto che dovermi ritrovare a spiegare come mai ho perso un titolo per la cui vittoria avevo già festeggiato.
Dicevo che mi rimase impresso qualcos'altro e credo che la foto di cui sopra parli chiaro. Una certa tuta verde immagino che possa aprirvi la mente.
Sul podio insieme a Massa e Alonso c'era l'altro membro della gang dei piloti a cui era consentito salire sul podio in occasione dell'ultimo gran premio in carriera di MSC. Vincitore in occasione del ritiro del 2012, nel 2006 Jenson Button dovette accontentarsi di una terza piazza. La tuta della Honda dell'epoca recitava testualmente lo slogan "Racing forever", che si addice molto bene alla carriera di Button. Il compagno di squadra di Button era Barrichello e direi che si addice tanto anche a lui!

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